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La “giustizia ingiusta” e i cani di Mortara di Pellaro - di Massimo Greco

Ci scrive un’amica da Reggio Calabria, a proposito del canile di Mortara di Pellaro:

Cari amici so quanto avete seguito con passione la vicenda del canile di Mortara di Reggio Calabria nella quale io sono attiva in prima persona. Un canile ultimato ben 8 anni fa e mai aperto. Nel frattempo i cani morivano per le strade e il comune riempiva le casse di canili privati sparsi nella provincia e fatti oggetto di interdittive antimafia.

Nel 2012 il comune ha bandito una gara per la gestione della struttura cui hanno partecipato l'Associazione Dacci una Zampa Onlus e un'altra associazione che si occupa di servizi socioassistenziali operando altresì in fantomatica attività di pet terapy. Nel 2012 l'amministrazione decise di affidare in via provvisoria la struttura all'associazione socioassistenziale. Da allora tutto fermo.

Nel mese di luglio 2014 non riuscendo più a far fronte alle centinaia di richieste d'aiuto e stanchi di vedere centinaia di cani vittime sulle nostre strade, alcuni ragazzi perbene, compresa la sottoscritta, assieme all'associazione Dacci una Zampa hanno deciso di ridar vita alla struttura. Da quel giorno (in soli 7 mesi) abbiamo salvato oltre 450 cani da morte certa e di questi oltre 260 sono andati in adozione. Nel mese di ottobre 2014 il comune ha deciso di affidare definitivamente la struttura all'associazione socioassistenziale. Abbiamo presentato ricorso al TAR ottenendo una prima sospensiva presidenziale e una seconda sospensiva collegiale.

Oggi è stata depositata la sentenza di merito... con un esito infausto. Ha rigettato il nostro ricorso. Sicuramente ricorreremo al Consiglio di Stato avverso la sentenza, ma la cosa che mi ha lasciata più sconvolta sono state le motivazioni.

Non posso fare a meno di riportare alcuni passi della sentenza".

...Innanzitutto, sotto il profilo teleologico e normativo, non può che osservarsi che l’animale, in sé, è sempre oggetto indiretto di tutela e la sua protezione giuridica è sempre e comunque in funzione della tutela di diritti e valori legati alla sfera giuridica della persona umana. Il che induce a ritenere che, sia il servizio di ricovero e cura diretta dei cani (la lotta contro l’incivile fenomeno dell’abbandono degli animali e contro il cd. ”randagismo”), sia le più articolate attività menzionate nello statuto di xxxx rappresentano sostanzialmente fenomeni omologhi; in entrambi i casi si assiste ad attività in cui, per mezzo dell’accudimento e della cura dell’animale, si viene in fin dei conti incontro a bisogni primari della persona fisica stessa”

…e ancora prosegue la sentenza…

“non potendosi riferire tecnicamente la titolarità di diritti ai cani, i quali ovviamente, pur cari all’uomo, non sono soggetti di diritto ma semmai oggetto (indiretto) di tutela, per quanto già sopra detto”.

"Il giudicante pertanto ritiene che il cane sia un oggetto, la cui cura e accudimento servono solo per soddisfare i bisogni della persona fisica. Ha ritenuto pertanto meritevole di gestire il canile, non un'associazione che si è sempre occupata dei cani randagi, ma un'associazione che si è sempre occupata dell'uomo... perché il cane è solo un oggetto atto a soddisfare i propri bisogni.

Non aggiungo commenti… lascio trarre agli animalisti quelli veri e quelli seri le proprie conclusioni.

Noi andremo avanti in questa battaglia di civiltà!"

Massimo Greco

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